martedì 29 marzo 2016

The past is now.

It's so cold in this house
open mouth swallowing us.

Cocci. Livori. Turbamento più percepito che vissuto. Dubbi ch'assalgono mentre si svolta, si percorre una viuzza, si scende per una scala ripida e stretta, si sente un odore. L'intero mi riporta indietro e quella parte che mi sbalza in avanti è così poco, è solo una esigua differenza col tempo che fu e viene a risiedere qui. Non è un dettaglio. È tutto. Un allarme non più silenzioso, è cominciato con una pulsazione, poi s'è fatta schitarrata potente. Il presente: un aggiornamento eccessivo, un suono oscuro, inopportuno e importuno. La nostalgia è più calda, più rassicurante, più indulgente. Si propaga in ogni angolo di questa casa, punto d'equilibrio tra capolavoro e schifezza. Si rischia di rimaner piantati, o impantanati (a seconda dei punti di vista). Manca sempre qualcosa: ad una onnivora, capirete bene, non basta mai nulla. Ora, prima, per il dopo si vedrà. Le voci s'attenuano come il ricordo della sua pelle. S'evitano domande esplicite, s'eludono risposte ovvie. Si finisce tritati, schiacciati contro le pareti bianche, qui dove tutto è nuovo. Troppo. Ritornello definitivo, intimo significato. Ci sono. E gli altri?

So here they are.
Maybe.


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