So organizzare una fuga? Son maestro in fantasie represse, studio dei dettagli immaginifici, messa in opera della evasione incompiuta. Le vedi quelle dita veloci, guarda quel dondolio sfrenato, ascolta il movimento sordo della lingua? Quasi un sospirato passo in avanti verso la nota successiva. Il futuro della interpretazione. Il pezzo mancante, originale, diverso. Oltre quelle listarelle mobili perennemente abbassate c'è il mondo: la città fremente, gambe nervose, vortici di pensieri e di azioni e di abbaglianti. Tu scatola vuota potresti contenerne tutta la varietà, te ne nutri fino alla nausea e nel momento in cui potresti liberartene, finalmente, ricacciandola fuori, la reingurgiti, perché non vuoi privartene, non vuoi rimanere solo, vuoto... Il deserto incombe, arido secco immenso. Il buio attende che tu lo penetri, che riesca a raggiungere la proiezione del tuo essere, ad aprirlo all'altro, a permettere che visiti e si fermi se vuole, se può. Non sa restare, non interessa, non condivide. Vicini, stretti, liquidamente congiunti, ma estranei, solidamente freddi, fisicamente alieni. Sorrido per circostanza reiterata e compulsiva, ripeto ossessivamente gli stessi gesti, mi accaloro e mi gelo, mi anniento e mi moltiplico nell'apparente fugace intreccio passionale. Son bravo a uscire di scena, consapevole tristemente della mancanza, della perdita, ma intrinsecamente slegato dalla dolcezza di un vero abbraccio, segnato dalla lacrima rivelatrice, sorpresa inaspettata: scelgo di non essere, so lasciarmi andar.. via...
Le labbra si sforzavano di sorridere, ma gli occhi opponevano resistenza. Dopo il primo debole tentativo lasciai che prendesse polvere, lo osservavo da lontano, mi ci avvicinavo con difficoltà, ne accarezzavo i contorni, lo immaginavo diverso, accennavo un avvicinamento, ma subito me ne discostavo. Due universi distinti, separati da lunga distanza, dai quali nessuno dei due avrebbe potuto erigere nessun ponte per raggiungere l'altro, un amore impossibile a sublimarsi, uniti solo da un ricordo indissolubile assolutamente non vago, anzi.. fondato su basi solide come solido può essere un mondo parallelo, costruito tenacemente accanto al proprio, quello in cui rifugiarsi non appena il primo diventi insopportabile, invivibile, cinico. Sii ragionevole, prendilo con te, aprilo e respiralo.
Janitor sottofondo, my brother and his nikon, me fumè
Morirò per lui. Non sono riuscita a vivere per me stessa. passi di Haruki Murakami
Ne incontro spesso, malvolentieri. Sono tutti presi, forse un po meno di me, a me appaiono più distratti del solito e mi ingannano. Sarà perché nell'aria che preferisco respirare io c'è sempre una strana sospensione elettrica, una tensione che blocca ogni possibilità di riflessione, sarà perché attendo che sia qualcun altro a definire ciò che io tratteggio appena e che non mi va di cancellare né tanto meno correggere, che ecco lì il prossimo sta già dissolvendo piano, mi sta instillando la diffusa tranquillità, quella del 'tanto va così', 'godiamocela finché ce n'è'. Io ci metto del mio. Mi lascio riempire. Succhio quanto basta per far arrivare il flusso e quello si travasa totalmente. C'è chi m'ha definita botte colma senza rubinetto. Vero. Puoi scoperchiare, guardar dentro, ma non puoi aprire e berne. Se cerchi bene troverai perdite. Quelle. Solo. È il risultato di una impostazione minimalista, ma non è scelta intenzionale. È cominciato tutto con un contrasto netto tra dare e avere, continua con il bisogno di contenere e finirà con uno scoppio sonoro quando le fasce creperanno definitivamente dopo millenni di colpi, baci, spinte violente, amplessi dolci, carezze profonde. Non è mai stato un percorso lineare, molto personale, poco coerente, variegato assai. Continuerà a scorrere liberamente. Inutile tenermi.
Una volta ho preso un treno per amore. Ferma in posti dove non mi conosce nessuno. Antonio Giardi
Io sull'altalena ci son salita a due anni appena. La sensazione mi piacque talmente tanto che decisi: tra qualche annetto quando ne sarò capace e soprattutto quando riuscirò a non farmi scoprire, ne costruirò una io, tutta mia, tutta mia. Sapevo essere adorabile e pestifera allo stesso tempo. A quattro anni e sette mesi ho preso di nascosto martello e chiodi e ho unito due assi abbandonate accanto a un trullo in ristrutturazione. Ho recuperato una corda di quelle che usava mio papà per imbracarsi e salire sui pali della corrente elettrica, l'ho annodata forte, stretta, e l'ho fatta passare attraverso due rami, i più alti del fico altissimo accanto al pollaio. Non appena potevo sgattaiolavo via e mi ci abbarbicavo: a testa in giù, in piedi, su un piede, appesa alle sole corde, facevo per darmi una spinta forte, arrivavo su in cima, vedevo solo cielo, sentivo solo nuvole, parlavo solo al vento, credevo d'aver preso il volo e invece ritornavo sempre indietro e allora mi spingevo più forte.. e intanto ridevo, di un riso matto, dolcissimo, libero, profondamente vero, di quella gioia che insiste ogni giorno ad iniettarti pieni di fiducia giovane, immune da difetti, quasi perfetta e ti spalanca alla vita, forse troppo ingenua, ma talmente lontana dal male e compenetrata nella sua stessa freschezza che ancor oggi ne senti il suono flautato, lo scrocchiare asciutto, il passo sicuro, il gusto della scoperta. Cosa succede ad ogni ridiscesa? Cresce la sensazione del sogno irrealizzato, si realizza chiara la manifestazione dell'impegno non soddisfatto. Non ho mai visto quel gioco solo come tale. Non era ricreazione la mia, ma ricostruzione di uno spazio alternativo, di una dimensione diversa all'interno della quale esularmi e abbracciare la facoltà creativa, la capacità di toccare con mano la sostanza e la materia della passione e della fantasia. Ne accarezzavo appena la superficie liscia, scivolavo di nuovo giù, m'intestardivo e alimentavo il rischio, io funambolica e incontentabile, e ancora su, su.. e ridevo del più potente e assordante riso, quello che soffoca i demoralizzati, seppellisce gli sguardi spenti e colora di giallo fervore e rosso allarme. I miei prendisole, le mie ciabattine, le mie gote.
Ero cresciuto ascoltando predicozzi quotidiani sulla responsabilità personale. Mi avevano insegnato che il lavoro, l'onestà, la volontà, l'applicazione allo studio, erano alla base del successo nella vita, e quindi della felicità. E tutto questo, dicevano, era espressione di libertà
Giuseppe Casa
A proposito quel trullo è crollato, la mia altalena è ancora lì.
Come a little closer, come closer. So I can see you.
Illustrator not illustrious
gypsy illustrator on instagram 😈 all my trips, all my journeys
musatemi
illustratrice ero(t)ica on pinterest 🌶
a musoduro
Di segni e di sogni.
Diecimila Me.
Tutti i mostri che ho in testa.
AMICI MIEI ATTO IV
AMICI MIEI ATTO III
DieciMille
aMusoDuro una su tante
amici miei atto II
TUTTO
fuorché ogni cosa
DISLUCCHETTATEVI
13febbraio2013
amici miei - atto I
MAV c/o SPINOZA.it
sfottetevene su fu Muso
dissipatio humani generis
doll
PARALLELAmente
verrà svelata, a poco a poco, l’essenza particolare che può crearsi tra te e me, ma mai tra altre due persone - David Grossman
SCRASCIA (spinazza)
Ilva: tromba d'aria. Cos'è una definizione di Vendola?
PRIMOgiornodiSCUOLA
Perché vuoi sempre spiegare? Perché vuoi sempre scoprire che cosa c'è dietro? E più dietro ancora, sempre e solo dietro? Come sarebbe una vita limitata alla superficie? 'La rapidità dello spirito', Elias Canetti
prendi la mia mano e balliamo questo valzer, tra le volte della cattedrale, avvolgendoci come la bobina di un film straniero… - Fionn Regan
fuori dalle quinte…
cambio d'abito
azzurro finale sublime.. mio
Un'acqua corse, una speranza / da berne tutto il verde / sotto la signoria dell'estate - Vittorio Sereni
angel dust
FU muso
la mia sala da tè
collettivo-grazia-a-delinquere
dio non ha bisogno dell'arte
farmer in the city…
GAIA ONORARIA
Quasi tutti avevano in sè qualche stortura. In me, viceversa, c'era qualcosa che preferiva 'la luce' alla 'tenebra N.B.
Chi, vagabondando per i viali della città, non ha sognato un mondo che invece di cominciare con la parola esordisca con le intenzioni
e quello per cui mi riapro stelo di pallide certezze
Questo diario è il mio kief, il mio hashish, la mia pipa d’oppio. E’ la mia droga e il mio vizio. Invece di scrivere un romanzo, mi sdraio con questo libro e una penna, e indulgo in rifrazioni e diffrazioni
BadTrip
cit. Emma Peel
fase REM
No pasarán!
Meglio morire in piedi, che vivere in ginocchio.
solo un essere libero proiettandosi oltre la durata, può avere la meglio su ogni rovina
ritorno al mondo nuovo Aldous Huxley
La notte era notte e solo notte
Ma dipingere e scrivere per me sono in fondo la stessa cosa.
sono stupito dall'immenso sperpero di energie che ho dedicato a speranze del tutto vuote. Se avessi riversato altrettanta energia nel disperare, avrei forse ottenuto qualcosa
immersione
LA DONNA ALATA
perché ora conosceva il significato della paura, e per giunta nella sua forma più violenta: la paura della morte dell'essere amato, della perdita dell'essere amato, della perdita dell'amore
les herbes folles
quell'al di là di tutto
il mio nome è rosso
La fantasia fa parte di noi come la ragione… Gianni Rodari
ACCESSO NEGATO
PRENOTAZIONE EFFETTUATA
'quanto più crudelmente m'arse…'
l'oppositore
EVACUAZIONE
giornaLETTI
e non solo
mecanica de amor
letti e riletti
de profundis
il principe felice e altri racconti
il ritratto di dorian gray
Il principe Serebrjanyj
il salvacondotto
le tue lettere hanno occhi
il dottor zivago
a piena voce
la cimice
lo stormo bianco
io sono la vostra voce
Le rose di modigliani
il processo
il castello
un medico condotto
la metamorfosi
la signorina giulia
the moon is down
furore
to a god unknown
il derviscio e la morte
lettera di una sconosciuta
l'esclusa
uno nessuno e centomila
il fu mattia pascal
il diavolo sulle colline
la luna e i falò
le ragazze di s.frediano
metello
una vita violenta
ragazzi di vita
il sogno di una cosa
PETROLIO
la donna di sabbia
il libro dell'inquietudine
la strada di swann
confessioni di una maschera
lo specchio degli inganni
neve di primavera
la voce delle onde
paula
naked lunch
sulla strada
howl
Il resto di niente
Il maestro e margherita
favola inquieta
E' la ragazza con le mani più fredde e le labbra più calde che io abbia mai conosciuto
lì in fondo sembra che ci sia qualcuno ad aspettarci
semivuoto
dal nero al verde
psytrance
NIDOaCAPO
la finestra di fronte
è voce e silenzio
Provochi il mio malumore, mi conduci nel gioco cattivo del sogno e mi spingi dentro l'umido rifugio appena svoltato l'angolo. Scegliamo con cura i momenti e i luoghi, il vino e il pane, il bicchiere e le carni, apparecchiata siedi a consumare ogni istante del nostro tempo. Un giorno di festa è per noi il nostro incontro, ci fa unici e indivisi, io timido e brusco, attendo; tu ardita e morbida, mi versi generoso il succo dell'oblio. Ti scopro e ti prendo quando si fa sera, nel nero mi tendo e ti afferro, nudità aperta alla mia mano calda, irriverente e regale tu siedi sul mio trono, tutta la notte. Al mattino ci empiamo di significato, ci sveliamo verità e ci congiunge il fresco drappo. Acqua e latte ti fanno dolce, fresca, sole e cielo si aprono al nostro passaggio. Risaliamo colline, e discorriamo di noi. Tu hai cambiato il significato umano del termine vita, me ne hai reso una fetta, ora ti guardo e dietro le spalle, prego, e scaccio via l'ombra malvagia che vuol divorarti il passo.
il nero che conta
la vera prigione
Non è il tetto che perde Non sono nemmeno le zanzare che ronzano Nella umida, misera cella. Non è il rumore metallico della chiave Mentre il secondino ti chiude dentro. Non sono le meschine razioni Insufficienti per uomo o bestia Neanche il nulla del giorno Che sprofonda nel vuoto della notte Non è Non è Non è. Sono le bugie che ti hanno martellato Le orecchie per un'intera generazione È il poliziotto che corre all'impazzata in un raptus omicida Mentre esegue a sangue freddo ordini sanguinari In cambio di un misero pasto al giorno. Il magistrato che scrive sul suo libro La punizione, lei lo sa, è ingiusta La decrepitezza morale L'inettitudine mentale Che concede alla dittatura una falsa legittimazione La vigliaccheria travestita da obbedienza In agguato nelle nostre anime denigrate È la paura di calzoni inumiditi Non osiamo eliminare la nostra urina È questo È questo È questo Amico mio, è questo che trasforma il nostro mondo libero In una cupa prigione.