venerdì 30 aprile 2010

con-vinti

Un gregge di pecore al pascolo su prati erbosi al di là delle alpi in territorio francese… non c'è alcun bisogno che compia sforzi per farci entrare nel cranio la necessità che l'Italia ritorni nel campo dei paesi favorevoli all'atomo civile. L'opinione che siamo un paese esitante è una sobria speranza. Magari, mi verrebbe da dire, sarebbe già un bel passo avanti, e invece sono sicura che la paura passi velocemente grazie ad un'opera di persuasione e quale sarebbe più efficace della promessa di pagare meno, quella di scongiurare qualsiasi pericolo, quella della riacquistata competitività delle aziende italiane (ed ecco profilarsi all'orizzonte ancora il milione di posti in più, una promessa ormai nucleare) quella ancor più assurda di mettere al bando il petrolio, ben più pericoloso e dannoso!
I due grandi hanno firmato una ventina di accordi, infilandoci in mezzo anche questo così di soppiatto e tutti sono partiti all'attacco della nostra proverbiale 'indecisione': "Il provvedimento - ha sottolineato il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola - si caratterizza per due aspetti: la trasparenza e il rispetto assoluto della sicurezza delle persone e dell'ambiente. La trasparenza vuol dire il coinvolgimento della popolazione e delle istituzioni in tutte le fasi decisionali, di cui verrà continuamente data evidenza. Con il secondo aspetto i nuovi impianti saranno tenuti a rispettare i più elevati criteri di sicurezza relativi alla tutela della salute della popolazione e alla protezione dell'ambiente. Tale assoluto rispetto sarà sottoposto a rigorosa valutazione".
Chi sono i verdi? Chi è Carlo Rubbia che continua a gufare e a tifare per il sole? Noi non aspettiamo nemmeno che arrivi la televisiva campagna progresso, abbiamo già deciso, che velocità eh?, ci sveglieremo una mattina e dall'ovile, fuori nel terreno del vicino, accanto al boschetto di fragni (bois de chêne) nel quale ci adagiavamo all'ombra, vedremo un bell'impianto, una bella nuvola di fumo che salirà alta nel cielo e sotto le nostre zampe una bella massa di scorie. L'importante è avere qualcosa da mangiare!

a proposito di pecore


Chi più di lui può dirsi visionario e crudele nei confronti della rappresentazione del cattolico, del ricco, del povero? Indifferente e freddo tesse le sue trame come un ragno e sta ad aspettare la reazione dello spettatore, o forse no. È calmo, apre e chiude le sue matrioske, infila le perle nella sua collana, dipinge con cura la sua parete dello stesso colore nero asfalto, è distaccato, serio e comico allo stesso tempo.
E lo spettatore si soffoca, si perde, non trova il bandolo, non ne capisce il senso. Che cattiveria! Ma no, è satira perfida: faccia da schiaffi, impertinente e burlesque e lana nera. Le sue opere che esprimono crisi e incredulità nei confronti del sacro con pretesa di dogma, la violenza infantile ma diabolica del popolo, l'apatia e lo sfoggio antipatico della borghesia, l'assurdo a dosi massicce, o centellinato, quasi strategico per rendere il potente più ridicolo ancora, usando un dialogo affilato e mostruoso…
L'onnipotenza, malattia comune, della quale sono affetti i rappresentanti di vari settori della nostra vita abbatte e distorce i loro ruoli e le loro figure, cosicché diventano personaggi teatrali su un palco, in un folto e surreale girone infernale.
Stride la realtà a contatto con il simbolismo, e l'uomo di chiesa, è veloce e allo stesso tempo infinito, basta che cambi veste perché non venga riconosciuto e messo alla porta. Senza la corazza non siamo nulla, senza la nostra carica diventiamo ridicoli e divertenti. Si consiglia vivamente la visione prima, durante e dopo aver indossato la fascia tricolore.

giovedì 29 aprile 2010

in tempi non sospetti



Dovrebbe implorare la grazia dell’oblio. La medicina per vivere non è il ricordo, ma la dimenticanza. E più di tutto si devono dimenticare i momenti felici. Non è un tradimento, ma l’inizio della rinascita.
(Melania G. Mazzucco, La lunga attesa dell’angelo)

Non è pronta. Le parole dimenticate le scivolano addosso in silenzio, mentre una sferzata di pioggia le sbatte in faccia l'evidenza e le fa riaffiorare. Sensazione di nausea, terreno malfermo, precipizio che attrae, un inverno lungo dentro il cuore, le pulsazioni interrotte all'improvviso, la faccia stanca e priva di espressione riflessa in quello specchio incrinato. Sta iniziando… sì, si evolve un pensiero in fuga, si libera l'ingresso all'ignoto, si conosce già senza sapere precisamente cos'è, la sfugge e la perseguita, un flusso continuo e un baluginare improvviso nel buio della mente.
"Non sono fatta per la circolarità" ripete in continuazione a se stessa. Questo eterno ricominciare la sfianca, le stesse frasi da dire, ripercorrere e ricostruire per poi distruggere e poi ricominciare. Stanchezza che la veste e la stringe non lasciandole nessuna pausa, nessuna possibilità di riprendere fiato, ogni giorno, come dal primo che non sarà mai l'ultimo… alors vraiment avec le temps on n'aime plus…

f r a m m e n t i

Come un puzzle, come fotogrammi distinti di una sequenza girata! Già visti, già pensati o sognati? Pezzi di una persona già divisa, già segnata o disegnata? Un pezzo qui, uno là, uno da buttare più lontano. Non riesco più a trovare le istruzioni e rimango così balbettante, incapace di seguire un filo logico. Mi aggrappo a qualsiasi cosa, esco e nn so in quale direzione, vago e mi svago! Macchè… carne da macello, folla al banco. Chi offre di più? Intanto imbusto poi decidiamo. F r a m m e n t i di me, di corpo e anima: occhi, bocca, orecchio, collo, gambe, mani, capelli… tutti, sapevo dove montarli insieme, ma ho perso quel maledetto foglio, chissà, forse è meglio rimanere così. Che il cuore nn sappia cosa stiano facendo le mie mani… e che lo stomaco nn senta cosa stia facendo la mia bocca! (dal 2009 - Loco febbraio)

mercoledì 28 aprile 2010

vincitori e vinti



Fuorviati e illusi, si sposano con un ricatto e partono in viaggio di nozze per il mondo caricandosi nel fagotto il nulla, solo una chitarra e una voce e una bottiglia di vino da bere nei momenti di sconforto e delusione. Comincerà ben presto a perdere forza, piegherà molto presto le ginocchia il peso dell'indifferenza, piagherà subito le mani la bruciante fatica del lavoro nero… quando si saranno resi conto di quanto sia alto il prezzo della loro libertà e quanto sia ingeneroso il dio del ben ESSERE, non che lo abbiano mai adorato inermi e ignobili e impotenti.
Hanno trascorso le notti insonni a bordo di uno sciabordio di barcaccia, hanno seminato in mare i loro morti, non più piangendo, non più disperando, non più sperando. Hanno toccato terra madre e vi si sono aggrappati stringendola nelle mani e raccogliendone pugni e leccandone granelli per esser sicuri di averla vista e assaporata e rubata. Hanno percorso miglia e miglia superando confini e muri, saltando campi e sognando case hanno varcato quel cancello benedetto, lavando e stendendo panni e sostando davanti al sole e all'occhio indiscreto di un obiettivo, posando e nascondendosi il viso tra le mani hanno giurato al cielo che mai avrebbero fatto ritorno alla schiavitù e alla tirannia… e invece sono stati reclusi, vilmente denigrati e derisi, curati quel tanto che basta per tirarli fuori e rimandarli indietro o avanti nei campi a piegarsi in due per raccogliere i resti sputati della nostra ricchezza…
Ci imitano o ci rovesciano, ci arricchiscono o ci battono, ci sostengono o ci giudicano, ci aiutano nella rivolta o ci precedono e la fanno soli. Riescono o falliscono, rimangono o ripartono… ma ci riprovano! Ci guardano e ci scrutano da sotto le suole e un giorno passando per una via americana uno di loro ha regalato a un mendicante un paio di scarpe appena acquistate con i risparmi sudati, ha visto quei piedi nudi e feriti e se l'è sfilate per dargliele.
Tra i giganti sono i piccoli che gridano a gran voce e rivendicano un pezzetto di questa terra, tra i mulini a vento a cavallo dei ronzinanti sono i don chisciotte che spargono poesia, storia e avventure, tra i vinti e i vincitori impegnati in infinite battaglie sono coloro che mai rinunciano a battersi e perciò sono INVINCIBILI.
Sono i miliardi di piedi di animale asmatico, i piedi di uomo giusto, tutti a intimare la resa ai prepotenti, inutile che si arrocchino nelle torri d'avorio perché il migratore che erra a piedi, attraversando il mondo, per raggiungerci e non si fa fermare da nessun ponte levatoio, da nessun campo e da nessuna espulsione non può esser fermato. Lasciateli entrare ché sono annoiata e stanca della pochezza e della vigliaccheria del padrone e fate poetare d'amore e vita lo schiavo…

La poesia è il formato di combattimento della letteratura

martedì 27 aprile 2010

si rifà il senno


Prendi una foto un po' sgualcita e rovinata dal tempo, una di quelle immagini di un bianconero sbiadito, con pieghe che tranciano un occhio o cicatrizzano una guancia paffuta. Ora girala e immagina, ritorna con la memoria all'attimo in cui è stata scattata… caos, confusione, annebbiamento.
Il dramma si consuma su un palco e si espande a un palazzo, si ode lontana e straziante l'acuta tortura a cui è sottoposta Elettra, un folle dolore, lancinante come un fendente e inutile come la preghiera sul letto del moribondo. Non c'è giustificazione, non c'è soluzione, non c'è sfogo, non c'è speranza, non c'è ricordo, non c'è pace in questa notte insonne della mente.
Può darsi che tu non riesca a mettere a fuoco, può essere che tu non possa scorrere indietro nel tempo, ma non è importante, questo momento è magico, il tuo sguardo protettivo, anche se concentrato, non può esserlo solo su un obiettivo, ha già fatto il miracolo, ha riaperto una finestra chiusa da tempo immemore, ha spolverato la coscienza, è un risveglio e una rinascita.
È la fine dell'inerme, l'impotente mano ora si arma e si adopera per vendicarsi coscientemente e responsabilmente e si consumerà in questo modo l'osmosi più completa con la figura, il simbolo, il tempo. Ipnotizzata e rapita da quella immagine parlerai e ripeterai più volte quei momenti… la maschera è gettata, l'impulso è partito, lo scambio di ruolo è collaudato, il nutrimento ti scorre attraverso le dita che stringono e accarezzano quella foto e pulsa fino al tuo stomaco digiuno.
Lascia che ti guardi, adesso, permettimi di imprimere su tela la tua faccia, attrai il mio intelletto e percorri il mio braccio come brivido, ti ritraggo con le dita, ti solletico curioso e rimuovo il colore in eccesso nelle tue palpebre pesanti, più bianco, meno grigio…un giorno qualcuno scoprirà questo omaggio e cercherà di ricordare e di far loquace la tela muta.

aria fresca

perché quando dico che dal ghiaccio assumo caldo non è che deliri…


puzza di gas


Non so se è la sua amicizia e l'affetto che lo legano al nostro premier a rendermelo antipatico o il ricordo di un altro presidente russo il quale in coscienza e in realtà si impegnò e fece quanto gli era possibile per migliorare la situazione del suo paese (che poi ci sia riuscito o abbia fallito questo è un altro paio di maniche)… o sarà la sua faccia fredda e impenetrabile, o le sue frequentazioni e le sue abitudini del tutto simili e richiamanti costumi a noi familiari (sesso, favori, politica)… o piuttosto il suo passato da ex agente segreto con annessi cannibalismo di carriera, crimini e violazioni dei diritti umani e civili, e sì, sicuramente sarà stato quel libro, quello della Politkovskaja, Anna che per niente indifferente a quest'aspetto della personalità e dell'azione degenerata del suo premier ha scritto e raccontato, pagando con la sua stessa vita. E quindi il feeling che lega i due amanti russo e italiano non mi lascia per nulla indifferente e anzi, m'incuriosisce e per quanto mi sforzi, non riesco a trovare una sola motivazione sana a questo intimo rapporto tra i due paesi… anzi mi preoccupa e non poco. Cito: la nostra negligenza, l'apatia e la stanchezza seguite a tante -- troppe -- rivoluzioni. Queste sarebbeto state le cause del processo di ascesa di Putin. Il processo è stato accompagnato anche da un coro di osanna in Occidente.
Ora la notizia che l'accordo tra la bistrattata e umiliata Ucraina e la madre Russia mi fornisce conferme, se ce ne fosse stato bisogno poi. Datato 21 aprile, strategico e vittorioso, naturalmente per Putin, per chi sennò? L'Ucraina è perduta. Sconfitta davanti all'Europa, e alla Nato, in un colpo solo gas scontato a gogò e flotta rossa a Sebastopoli. Perdita di sovranità ucraina, e non solo, se pensiamo anche a Georgia e Romania, spaventate e mai tranquille, ed egemonia esagerata russa.
Vedo profilarsi all'orizzonte orientale l'ombra sempre più minacciosa di una nazione immensa che di senso di protezione materna non ha sembianze e sostanza e che stringerà in un abbraccio mai affettuoso e tenero i piccoli stati vicini e noi, mi sento già stringere in una morsa, è proprio vero ha ragione la scrittrice: questa è la gente che ci governa [...] e noi siamo come siamo. O forse è questo il governo che ci meritiamo… sigh!

lunedì 26 aprile 2010

J.J.

è un marchio impresso, un tatoo folle e nero, un pesante e sottile doppio filo che lega indissolubilmente la mia voce al cuore, il mio stomaco all'anima, una ferita sempre aperta sulla quale sembra che qualcuno aggiunga sempre una bella manciata di sale fino che penetra crudele e impassibile e infuoca e smargina sempre, sempre… mai che possa guarire, mai.
Janis Lyn mi chiamo, Pearl mi chiamano, confusa e felice, disubbidiente e ribelle, abrasiva come il mio timbro vocale, acida e amara come i testi delle mie canzoni strazio e strappo, mordo e deglutisco con sofferenza sensuale e selvaggia ore e giorni, mesi e anni, e mi convinsi che tutto avrebbe potuto cambiare e diventare migliore. Io musa inquietante ho mosso gli ultimi passi nell'illusione che la droga non mi sarebbe più servita… quel buco avrebbe dovuto essere l'ultimo, sulla lapide da poco acquistata la macabra profezia: "Buried alive in the blues" e io mi seppellisco oggi, con il mio miele e con la mia ruggine, con il mio furore e la mia tenerezza, con la mia malinconia e con la mia passione, con il mio blues e con il mio rock psichedelico.



Quando sono sul palco faccio l'amore con ventimila persone, poi torno a casa da sola

l'idiota…


… colui che ha sentimenti buoni e li diffonde. Alita sul vetro freddo e poi col dito ci scrive a lettere maiuscole 'VIVO'. È l'attore di una grande tragicommedia che assorbe in sè le ansie, le angosce, i turbamenti e le colpe degli altri e si fascia e si abbassa e si umilia. Ora elemosina un gesto gentile, un bacio dalla sua bella, ora calpesta le formiche sulla sua strada e il suo è un balletto continuo, un travolgimento della limacciosa piazza, piena di peccati e di indifferenza, colma di perbenismo e di borghesia indifferente. Sfiora con i suoi piedi gentili quelle 500 mattonelle e si libra in volo sui problemi dell'intera umanità, lasciando humus dove il terreno è arido, donando un sorriso dove il dolore strazia, invocando una grazia dove la fila è lunga e c'è ancora da aspettare, da sperare, da pregare.
Cosa c'è da fare? Si potrebbe ricordare, si dovrebbe riallacciare i rapporti, si saprebbe evocare, suggerire e alludere, e fluire e scorrere come un torrente in piena e nel quale lasciarsi trascinare senza opporre resistenza o a volte imitare il forte e tentare una opposizione alla corrente e poi stanchi scomparire, annegare tra i flutti e domani qualcuno la incanali, la argini e la trasformi in un quieto lago, e recuperi il corpo e, sostenendo il capo penzoloni, gli sfiori le labbra e lo saluti.
È un pensiero unico e grande, il racconto di una fine eroica che salvi dalla morte i suoi compagni e li porti sù dal fondo senz'aria, li recuperi con slancio romantico e spezzi l'efficiente e lo disperi.
Cosa c'è da sentire? In uno spazio limitato e sotto la luna materna e gelosa si potrebbe riempire quella scena, si dovrebbe far chiasso e si vorrebbe materializzare un epilogo diverso. Rarefatto e irreale si rivela il piacere urgente e infantile di abitare il sogno impossibile di aprire quella porta, di abitare quella casa, di veder crescere quel figlio, di ballare ancora una volta con quella donna vestita di bianco… è un innocente vero, un incolpevole vigliacco, nel quale l'egoista amore per la vita senza riserve è sostanza fragile e vibrante.
C'è anche questo e c'è invece una catastrofe da provocare, una morte da scongiurare, un cuore da recuperare, un arto da liberare, un santo confuso da inseguire, una vita da vivere e recuperare, un nodo in gola da sciogliere e un applauso da liberare…

sabato 24 aprile 2010

open city


Quella come tante altre… come la mia. Aperta ma alla libertà di far quello che si vuole dell'uomo ignaro e ignavo. Prima che sia troppo tardi, prima che sia tutto occupato, tutto ignobilmente umiliato. Chi ce le farà dimentica' tutte 'ste sofferenze, tutte 'ste ansie, 'ste paure? Ma Cristo nun ce vede!? In un'Italia indifferente e a digiuno di neorealismo fu accolto con freddezza, all'estero suscitò commozione e ammirazione, tirò fuori applausi e fece venire gli occhi umidi. Nel film nudo e crudo si muovevano uomini normali che esprimevano un eroismo umile e non volevano soccombere alla violenza nazista. La pellicola si svolge e mi sembra di ripercorrere quelle ore interminabili dell'anno 1945 nella Roma dichiarata 'città aperta' in una primavera di guerra… c'è impeto, c'è forza, c'è potenza nelle ansie, nelle trepidazioni, nella solidarietà, nelle attese che snervano e ti asciugano per poi rigettarti nella disperazione e nella inerme arrendevolezza di fronte allo strapotere del fuoco.
Non convinse l'osservazione del vero, la cronaca non incise… chissà che gli italiani non vogliano assistere alla rappresentazione delle proprie debolezze e del tradimento dei propri ideali. A caldo… è difficile arrivare all'ammissione e al riconoscimento delle proprie colpe. La negligenza e l'omertà sono dure da digerire.
E il film svela, libero dai vecchi schemi, un clima drammatico e una comprensione immediata e per nulla costruita. Il bambino sul pitale è stupendamente ovvio, e così il coraggio del partigiano rosso, la paura, la rivolta, la decisione sul volto del don, la povertà degli oppressi e la crudeltà degli oppressori già vinti. L'uomo nelle sue svariate e immense sfaccettature, è il vero protagonista delle sue vittorie e delle sue sconfitte, l'uomo lontano dall'idea della razza, l'uomo!
È questo un film che insegna, che mette a dura prova l'impermeabilità del cuore, che nel suo stile semplice e privo di retorica oppone l'ipocrisia alla realtà così com'è!
Ovvio sia il pianto, ovvie siano l'ammirazione e la confusione per un eroe, ma discreto e dimesso, lontano dal piedistallo, perché… dopo, quando risale sul piedistallo, ci credi di più.

venerdì 23 aprile 2010

il diavolo sulla collina

Perché c’è un rapporto tra i corpi nudi, la luna e la terra?

È sempre la stessa storia… che legga pagine che sento mie in quel momento, che ascolti un brano che mi entra prepotente dentro e fa di me quello che vuole, che veda un dipinto che mi lascia a bocca aperta e mi attraversa come una medievale lancia da parte a parte, e me ne vado in giro così, persa e ritrovata, vuota e colma, inutile e necessaria.
È una collina, quella su cui sono ritornata da due anni, ancora selvaggia come quella di Oreste e Pierotto e Cesare, in mezzo a tanti, in compagnia di nessuno, oltre c'è la città e la razionalità… qui c'è passionalità e carnalità e pulsione animale. Io chi sono dei due? Mi ha riportata qui un senso di appartenenza alla terra, un affetto parentale, un amore? No, ero solo stanca e disperata e torbida e vengo a infestare, a sfiorare con tocco forte questi muri, a insudiciare queste pareti troppo bianche, a imbrattare queste stradine troppo pulite, a metter fuoco alle polveri per far esplodere i sensi addormentati, tanto che non ci si ricorda più… passione carnale e tentazione ecco cosa mi lega a questi luoghi.
Sarete leggermente disorientati, lo so, ma sarà graduale, non ve ne accorgerete nemmeno, non sarà un salto improvviso e strappante. Thanatos ha scommesso con Eros, eros sognante e fantastico, in attesa di un evento straordinario che metta fine alla placida noia di giornate sempre uguali lo ha invocato, e thanatos in agguato ha subito risposto. La posta in gioco è il vostro campanile, il simbolo della vittoria di Giorgio sul drago; la tela sarà bruciata su pubblica piazza e il rogo sarà preceduto da dono a me, circe affamata e incantatrice mai esausta, di tutti gli scritti e i risvegli, i versi e le illusioni, le voci e le albe, in cambio: orrore e meraviglia.

Some one has died
long time ago –
some one who tried
but didn’t know.

(dal 1995 - Loco Aprile)

le buone maniere sono armi

Entrare nello spazio dell'avversario è un sistema per disorientarlo; d'altronde chi è in una posizione difensiva non si deve limitare a proteggere il proprio spazio, ma deve agire in modo da distruggere quello dell'avversario.

Oggi è la giornata mondiale del libro e io lascio questo, in modernese si chiama bookcrossing. Suicido la mia affezione esagerata nei confronti di pagine e memoria e invoco il colpo di grazia del mio amico. Il titolo rotolerà lontano e si fermerà accanto a quella panchina ai piedi dell'ultima aiuola all'angolo… qualcuno passerà e lo raccoglierà, insozzandosi leggermente e spaventatosi, si ritrarrà schifato, lasciandolo cadere. Ma poi ritornerà sui suoi passi, quegli occhi su cover lo chiameranno… e dissipando le ultime svogliate e anestetiche indecisioni, si accomoderà, vi si immergerà e lo finirà senza accorgersi del mondo.

È stata la sfida mia, il rischio da me pure corso, la lezione più avvincente da me seguita… è stato un morto a trasmettermi tutto: letteratura vita, teoria azione. E batteva ancora il suo cuore, fermo, e i suoi palpiti muovevano il mio, vivo. Tu carnefice, io bramosa divoratrice. Ho solo accolto l'invito e sono entrata nella tua cucina e ho mangiato e nutrendomi ho assorbito e trasfigurato l'ansia, la paura e il dissidio di due animi inquieti, pungolando quando repressi, diluendo dove traboccanti… e le nostre parole e i nostri slogan suoneranno come un testamento spettacolare.
Mi dirai tu quando sarà il tempo di scandagliare la profondità e di passare all'azione politica, di proclamare la guerra… ché tanto si sarà atteso, ormai, dall'ultima volta, diventerà necessario guardare in faccia la morte. La vita, bene assoluto, rischia di diventare tediosa e logora, se data per scontata. Mi sistemo di soppiatto, simpatica ed amabile per poi studiare l'opportunità e la puntualità del momento in cui sferrare il colpo maestro, da allieva modello ti supererò… feroce più della tua maschera di sangue.










a Dani domani…

giovedì 22 aprile 2010

in eterno bilico

Il consiglio delle 12scimmie+2

C'è qualcuno che sia arrivato dal futuro e abbia fatto un salto in questo paese? Consiglio caldamente di tornarsene indietro e di non tener conto di tutto ciò che vedrà, sentirà! Chi sarà il fortunato che avrà a che fare con il viaggiatore evoluto e cercherà di spiegargli, casomai decidesse di allungare la sua vacanza? Se proprio ritenesse di esserne capace, gli rivolgerei un invito: cerchi di convincere il malcapitato che non è nulla vero, insinui in lui il dubbio che la storia possa esistere solamente nella sua testa. Chissà che non sia efficace cura anche per noi.
Lui pessimista, avrà pensato, erroneamente, di venire a rigenerarsi nel nostro tempo, ma avrà a che fare con pazzia, comportamenti irresponsabili e irrispettosi, diritti negati, e doveri elusi, ingiustizia diffusa, e povertà indicibile. Gli stia vicino, l'accompagnatore, gli faccia da guida e lo sostenga nei momenti di sconforto, gli serva da calmante nelle scene di delirio… frenesia e sdoppiamento di personalità, onnipotenza urlata, razzie e manipoli di squadre della morte, torturatori e terroristi in nome di una visionaria teoria della perfezione e della razza, sostenitori dell'omertà e dei piegamenti a novanta gradi con conseguente piaggeria, dementi che ridono e assentono quando c'è da piangere e infuriarsi e dire NO, BASTA!, frustrati e vittime della propria povertà culturale che si ostinano nell'indicare una ricetta fallimentare e letale.



È solo un film, solo una meravigliosa, geniale sceneggiatura, potente e coinvolgente, assolutamente irreale ma che stravolge la nostra personale comprensione e toglie il freno alla più gonfiata immaginazione. Non è convinto? nemmeno io, per la verità. Ora che siamo arrivati alla fine del film, ci viene in mente, a tutti e tre, mentre la musica ci fa capire che stanno per apparire i titoli di coda, ora sì, invochiamo un passaggio su quella macchina del tempo, per quanto brutto possa apparire, io il futuro lo voglio e ora.

che c'è di creativo nel riciclo?


C'è che si creano carinerie che adornano, abbelliscono e riempiono. Sì va bene, ma si fa con la plastica, la stoffa, il vetro, la carta degli altri? No, perché io non ne ho molta, non conservo pile di oggetti, cataste di roba e ho ancora meno voglia e moneta per comprarne di nuova. Potrebbe essere un giochino interessante da proporre in una scuola elementare, in una scuola d'infanzia, ma non sarebbe meglio dire chiaramente ai bimbi e ai ragazzi: oh, che qui stiamo messi male! Vedete di bere più acqua del rubinetto, niente coca, mangiate più prodotti della terra coltivati con tutti i crismi, portatevi la sporta per far la spesa, cercate di consumare il meno possibile vestiti e… passateveli, scambiateveli, CONSUMATELI! Andate a piedi, sgranchitevi quelle gambette putrefatte davanti alla tv o al computer o alla play-station, mi sono spiegata? -. Io penso che meglio di fare, strafare, sarebbe meglio star un attimo fermi, e cercare di preservare aree intonse, di salvare il salvabile, di non mangiare anche quando si è sazi…
Io proprio non capisco a cosa servano questi creativismi ma se proprio dovessero interessarvi… toh: http://paneamoreecreativita.it/2010/04/earth-day-100-idee-per-riciclare-e-riusare.html#more-8727
… Una cosa sicuramente l'ho capita non sono consigliabile come insegnante!

22 aprile Earth day, ciao ciao Gea!

mercoledì 21 aprile 2010

requiem del tempo presente

L'ultimo tocco su quella tastiera, le mani hanno accarezzato la partitura e ha spiccato su tutti i brani un lacrimosa non rigoroso, anzi… ne è sgorgata una scrittura di ampio respiro dalla struttura armonica e dall'articolazione sanguigna come un pianto a stento trattenuto.
Con insistenza si diffondono voci circa la leggenda secondo la quale avrebbe composto questa messa per il suo funerale. Ma è una stupidaggine, tutti sanno che è proprio immensamente lontano dai suoi desideri essere protagonista di uno spettacolo così lugubre e strappalacrime.
Vorrebbe soffiare fuori l'ultima azione in completa solitudine e l'ultimo viaggio vorrebbe compierlo lontano da sguardi indiscreti e commemorazioni false. Sceglierà una fossa comune, il precipizio accanto a stranieri, l'ultimo contatto con ossa sconosciute, la buonanotte accantonata con il mondo tutto, senza nome, senza epigrafe, senza lapide… una partitura incompiuta, una stesura parziale la cui paternità non sarà mai dimostrabile.
Buio e silenzio, il giorno si dissolve d'un tratto, scintille si spargono dappertutto, una tromba diffonde suoni meravigliosi e un piano forte stupirà morte e dolore alitando un supremo senso di pace.
È eterno riposo et lux perpetua luceat eis


Gelate tardive



Dei tre tipi è senz'altro quella che stupisce e spiazza più di tutte. Si sa, come sempre, è meglio prevenire che curare. O meglio sembra che tutti lo sappiano, fuorché qualcuno, solitario o in gruppo di decine, che pensi di essere furbo o sia solo uno stupido ignorante, un neo floricoltore alle prime armi? Le piante ignare collocate in terrazza soffrono veramente molto, le più vulnerabili sono quelle da fiore, dai petali delicati, dagli steli fragili, dalle radici non sufficientemente interrate, e una volta subita la gelata non saranno più in grado di rigermogliare se non potate a dovere. Cosa fare? Ci si augura che il danno non sia irreparabile e si adottano misure sì posticipate, ma almeno si salva la faccia e l'orgoglio e si aspetta il tempo migliore.

  1. Si esprimono lamentele circa l'immobilità economica e l'impoverimento del terreno, causa la mancanza di rotazione delle colture.
  2. Si lodano le poche iniziative atte a promuovere la 'coltura' tipica nel proprio territorio e la cui realizzazione è faticosamente sostenuta da pochi eletti.
  3. Si avanzano pretese e si evidenzia che c'è bisogno di grandi opere che servano da stimolo, che facciano da traino, che valorizzino il territorio.
Un cenno alle responsabilità, alle competenze, al coordinamento, alla progettazione, alla qualità della vita, alla correttezza di gestione, alle conseguenze disastrose, alle opportunità degli interventi, al danno arrecato e soprattutto alla paternità dell'atto, al risarcimento? Ci si pensa, DOPO!

martedì 20 aprile 2010

he called me magdalene



A piedi nudi percorre tutta la stanza e si va a piazzare sul letto, a gambe aperte lasciando intravedere la nera fortuna, è il tempo di pagare e puoi rimanere. Se non vuoi, puoi levare le tende, raccogli tutte le tue cose, le infili a caso nel tuo sacco e via, fuori! Non c'è luce rossa, non c'è scandalo. È solo ardore, è spavalda e vuol essere rispettata. Ora getta via la maschera la ragazza, non ha più voglia di essere considerata una dark lady. Ha voglia di far sul serio e di essere ricordata per quello che sa fare… e lo sa fare! Ha già sfondato il muro della consacrazione, e non ha più bisogno dell'irruenza e frenesia che hanno caratterizzato il suo esordio. Spinta dai suoi sogni si ripiega su se stessa, e quando si apre il risultato è una metamorfosi profonda che la rende più intimamente matura, intensa e completa.
Suona come una conferma, è acclamata e applaudita. Vibrano le sue braccia, percorse da un brivido lungo che arriva fin alla schiena, è una libido non più irruente come all'inizio ma altrettanto pulsante e stimolante. Lui la squadra sulla soglia, è indeciso e sospettoso. Lei unisce le gambe, le solleva e le stende sulla sedia che ha di fronte, si sistema il guanciale sulla faccia e intanto lo segue con la coda dell'occhio. La ragazza con le mani più fredde, gli occhi più verdi e le labbra più calde che io abbia mai conosciuto. È tutto trasformato in musica, tutto composto in una splendida colonna sonora.


Koyaanisqatsi

che sarebbe meglio il più delle volte… solo immagini e musica, non parlate, risparmiateci lo sforzo, evitate che poi alla fine: "Bè, che te ne pare?"… "mhhhhh, dunque direi che, a parte alcune considerazioni superficiali, la prima parte sia quella che m'ha colpito di più… mhhh" [sì direi in testa e al fegato peggio di un masso o di una intera bottiglia di whiskey].
Galvanizzata dalla colonna musicale (che è l'unico aspetto su cui m'informo prima di vedere un film) mi accomodo su pouf vari, uno più alto per le gambe e mano al bicchiere con tre dita di Talisker 25 anni e schiaccio il tasto play, essendomi assicurata che il telefono e i tre astanti, preparati alla visione, rispettino il religioso silenzio o al massimo si dileguino a mangiare il gelato che mi son portata dietro dal lavoro.
In mezzo a figure di pietra, il razzo decolla… è il prologo, la storia inizia e comincia a prendere corpo, assume la forma di un deserto che mette ansia, si sale verso l'alto come evaporando, tutto si trasforma e si muove. Colore, tanto colore, visione dall'alto e poi i primi segni dell'invasore, violento, imprigionatore, produttore di inquinamento e di scorie, di distruzione e deturpazione. L'uomo che guarda imbambolato le nuvole riflesse nelle finestre vetrate di un grattacielo. In un clima rarefatto lo sguardo si sposta su centinaia di automobili in marcia su gigantesche autostrade o in sosta in immensi parcheggi… e carrarmati tratti da un cinegiornale d'epoca. Ora la musica ha un'impennata corrispondente all'esplosione di cariche per la demolizione di edifici fatiscenti. E così si prosegue con quiete e ritmo accelerato, il fumo che si fa nuvola, la luce che diventa ombra, lo sfavillio dei cartelloni pubblicitari e di casinò grotteschi e dal pesante trucco che si fa sera, la luna che tramonta dietro la facciata di un edificio… Un crescendo di piani sequenza che porta al cuore del film, lungo e frenetico ventiquattro ore in città: traffico, folla prima sfocati poi in primo piano, sono abitanti dei gironi di un vero inferno urbano, tutto a indicare la degenerazione incalzante e ossessiva della vita urbana contemporanea alla quale è sottomesso l'uomo omologato, ripetitivo e serrato, come in una catena di montaggio.
Ora si salta bruscamente dalla velocità esasperata all'immobilità di microchips accumulati e accostati a riprese aeree di centri urbani. La musica fluida sblocca le scarne note fisse per gettarci su toni pacati e mesti, è una sequenza senza speranza, volti, voci e musica che sottolineano il divario tra la sofferenza, il pathos e la luminosità, lo strepito degli enormi grattacieli. È un fiume in piena che riporta al tema iniziale e sfocia senza soluzione di continuità nell'infinito precipitare di quel razzo e per ricongiungimento dell'ideale cerchio narrativo, profetico ed eterno, appaiono nuovamente le figure rupestri umanoidi.
Io sono schiacciata tra il pouf e il divano, ho ancora un dito di biondo nel bicchiere, Matteo è addormentato e Simone si è lanciato dopo la terza sezione sul gelato al pistacchio, la seconda superstite è Mirella. Lei è studentessa di tecniche cinematografiche e solo a lei avrei potuto girare un simile invito. Mi spiega il montaggio per attrazione, facendomi degli esempi con la similitudine letteraria. Sto a sentire ma ho difficoltà, a me ha 'attratto' a tratti… e penso fosse quello l'intento dell'autore. Il senso del crescendo è stato il 'tratto' che mi ha attratta maggiormente… concetto tarkovskijano quello di pressione temporale che mi riporta alla forte ritmicità musicale e di immagine, incalzante, esplosiva e concentrata alla Zabriskie Point.
Io sono d'accordo con l'autore, condanno fermamente la linea di sviluppo su cui l'umanità si è avviata… una strada lunga, trafficata, e forse senza uscita e allo stesso tempo sono affascinata e non posso che apprezzare gli aspetti più deteriori di questa occidentalità, ADERISCO insomma! È un'opera che vorrebbe esprimere ansia di libertà, di liberazione dalla perversione, ma che rimane immobile nella gabbia e alla fine assume la forma della gabbia.
Van Gogh dal manicomio aveva scritto una lettera: "... gli uomini sono spesso dei prigionieri e vagamente sentono, come succede a certi uccelli in gabbia, a primavera, che c’è qualcosa da fare: il nido, la covata, che è tempo di percorrere i cieli, eppure sentono di non poterlo fare, di essere legati da qualche dura impossibilità e invano continuano a battere la testa contro le sbarre della gabbia fino a impazzire di dolore..." e io di artisti che avrebbero voluto rompere quelle sbarre e hanno finito per adattarsi alla prigionia assumendo la forma alienante della gabbia stessa, uhhhh quanti ne ho visti e sentiti! (dal 1992 - Milano Ottobre)


lunedì 19 aprile 2010

quorum non ego


In mezzo a tanti in affitto o comodato d'uso, ma legittima proprietaria delle mie idee, i miei pensieri, i miei desideri. È cambiato il vento, è tempo di partecipazione, tutti assieme appassionatamente, ora sì che avete il diritto di esprimere, spremere e soffiare fuori tutta la massa di nero fumo che avevate immagazzinato.
E come l'eruzione del vulcano islandese innominabile e impronunciabile, un'eruzione trattenuta, nube malefica che sta mettendo in scacco tutti gli aeroporti europei, grigio pesante che manda in tilt le nostre vacanze e i viaggi di stato per partecipare ai funerali presidenziali, sbuffate e date corpo a progetti e sogni, si depositeranno sulla testa di amministratori in penitenza, e servirà a renderli più leggeri e tranquilli.
È arrivata anche da noi, demeritata e talmente vagheggiata che sarà una fatica renderla pratica e attiva. Ecco perché sembra così minacciosa… eppure dopo varie simulazioni si è arrivati alla conclusione temuta, non genera veri danni ai motori. E il caos e la chiusura scali? Previsioni a parte è una vergogna per tutti noi che non ci siamo decisi prima, pirla che non siamo altro.
Quasi quasi è troppo facile e non mi va più di partecipare, mi guardo intorno e non trovo più niente da recuperare, tutto qui. Forse è meglio che arrivi una colata di lava a ricoprirci tutti.

DEFICIT di NATURA

Già sentivo nell'aere questa diversa visione del mondo e ora la trovo teorizzata, da un ricercatore americano, un certo Richard Louv. Egli sostiene che la mancanza di contatto diretto con la natura può portare nei bambini disturbi dell'attenzione, stress e ansia. Oltre che un totale disinteresse per il mondo.
Siamo troppo protettivi, eccessivamente custodi dell'incolumità infantile, facciamo credere loro che fuori sia tutto cattivo, che l'estraneo sia il nemico e il bambino di oggi è meno indipendente, meno curioso, meno voglioso di esplorare nuovi mondi…
Già riscontravo da un po' questa difficoltà dei bimbi a riconoscere un animale, un fiore e mi rendo conto oggi che più invaderemo la campagna circostante con i nostri palazzi, le nostre strade asfaltate e più impediremo alle nuove generazioni di conoscere la gioia di rotolarsi nei campi d'erba, la frenesia di rincorrere gatti e cani, la sfida a superare di slancio un muretto… del resto io, che ancora rischio ogni giorno quando esco per percorrere a piedi le nostre vie di campagna, mi rendo conto che ormai siamo tutti troppo stressati, affrettati e affettati, ci affanniamo e corriamo per raggiungere una meta (non si capisce più quale sia), per stringere nella mano un trofeo (non si sa per quale gara). Come pretendiamo che i nostri figli imparino i ritmi della natura lontana da quelle sensazioni di ansia e depressione che ci attanagliano? Come pensiamo di guarire noi e loro da questa malattia? Come immaginiamo che loro in futuro possano interessarsi al mondo che li circonda? Come faranno ad avere il tempo e il desiderio di chiedere e di pretendere che si riservino aree non edificabili a spazi verdi e parchi?
Mi trovo in perfetta sintonia con la sua conclusione: Louv parla di sindrome e parla anche di medicina da ricercare nella stessa natura. Nelle sue cosiddette Zoopolis, città del futuro, non ci sarebbe differenza tra elemento urbano e natura, uno scambio di affetto e cura tra l'uomo e l'ecosistema nel quale vive. È un sogno? bè sì! Come sottolinea Slavoj Zizek in un'intervista nel film Avatar è questo che fantastica Cameron: gli aborigeni di Pandora, in nome di una visione olistica del rapporto con la natura, si oppongono al capitalismo e vincono. Ma la natura è un prodotto culturale che cambia con il mutare dei rapporti sociali. L'uomo attinge dalla natura i mezzi per vivere e riprodursi e così trasforma la natura. Tornare a un'età idealizzata è puro fantasy, affascinante, ma pur sempre fantasy!

domenica 18 aprile 2010

π

ecco cosa è la teoria della perfezione, della simbologia eccellente, numeri, numeri… e cifre, ben poche sull'assegno che ha prodotto questa meravigliosa sintesi a forma di spirale nella quale si rincorrono ordine e caos, i due opposti che si avvicinano e si allontanano, dando origine ad un'esperienza paranoica, ossessivamente scandita dal ritmo di una colonna sonora in cui figurano Orbital, GusGus, Clint Mansell, Aphex Twin, Massive Attack… È un'opera prima girata a basso costo in un 16mm bianco/nero e sgranato. Formula magica valida solo per un mago del calibro di Haronosfky perfettamente in grado di seguire le orme folli e anarchiche di cineasti come Lynch e Cronenberg.

sabato 17 aprile 2010

Il sindaco Orden…


… è consapevole del suo status di portavoce della comunità. Oggi, in un tempo in cui non si conosce, o si vuol ignorare il valore del dovere, l'umanità che non nasconde la propria paura, ma porta a compimento il suo compito, quello per cui è stato votato, sembra assumere un atteggiamento eroico. È lui che non riesce ad indossare quella fascia senza l'aiuto della moglie. Rileggo e penso e ricordo… Un romanzo del dolore, del sacrificio, del gesto eroico, dell'esempio dato e da seguire. Sfoglio, leggo e penso a una nazione lontana da quella in cui è ambientato questo stupendo romanzo di Steinbeck, anche questa guerra era stata definita diversa, le era stato dato un'accezione nobile e bella da pronunciare: missione di pace. "Questa guerra sarà diversa, si diceva cinquanta volte al giorno; sarà diversissima".
Nel paradigma antibellico e antimilitarista il messaggio è chiaro: il dolore è uguale per tutti, invasori e popolo invaso; la dignità e lo spirito dell'uomo non si possono cancellare; "la guerra è tradimento e odio, pasticci di generali incompetenti, tortura, assassinio, disgusto, stanchezza, finché poi è finito e nulla è mutato, se non che c'è una nuova stanchezza, un nuovo odio".
Quando la luna tramonta, è bene essere consapevoli della necessità del sacrificio di tutto, in nome d'un sogno. Il sacrificio è ribellione e certe ribellioni non hanno bisogno di leader, hanno bisogno di partecipazione, si fondano sulla loro necessità e cessano soltanto con la fine della minaccia della guerra. Il sangue versato, intanto, è come benzina su fuoco.
Leggo e so ora che è difficile mettere la parola fine a una guerra, a una invasione, ci sono rischi e interessi, e tutte le parole dette in campagna elettorale fanno acqua e invece ci vuole altro fuoco. Certa umanità è scomoda, certa testimonianza deve essere eliminata, certa ribellione deve essere impedita. Penso e immagino di marciare in Piazza a Roma con l'umanità e il suo sogno di rispetto per i diritti di tutti gli uomini, quelli deboli, poveri, quelli che non contano nulla.

venerdì 16 aprile 2010

FINIamola!

Dalle regionali, al di là della propaganda di regime, è uscita una coalizione totalmente squilibrata, nella quale il Pdl perde oltre due milioni di voti mentre la Lega ne ha persi "solo" 177 mila ma ha blindato il Nord. Bossi è passato immediatamente all'incasso: si è intestato la vittoria, ha preso in mano il timone delle riforme, ha prenotato la premiership per il 2013 ed ha annunciato la conquista delle banche del Nord. In pochi giorni, il Senatur ha spostato sul Carroccio l'intero asse dell'alleanza. Per Fini, che prima delle elezioni aveva ripetuto al Cavaliere "stai attento a non trasformare il Pdl in una fotocopia della Lega", questo non poteva essere accettabile. Per ragioni politiche: lui è il co-fondatore, e vuole legittimamente pesare nelle scelte del partito di maggioranza. Per ragioni identitarie: lui è la destra nazionale, e non può tollerare che le sue radici vengano divelte tra la secessione nordista dei padani agguerriti la leghizzazione sudista dei forzitalioti pentiti. E per ragioni istituzionali: lui è la terza carica dello Stato, può svolgere un ruolo prezioso per il premier sul cammino delle riforme, e non può invece ritrovarsi fuori dal tavolo della trattativa, scalzato da un Calderoli che senza avvertire nessuno sale al Quirinale con una sua bozza di nuova Costituzione.

Era chiaro che questa corda, tesa fino al suo massimo, doveva prima o poi rompersi. Ora ci siamo. Fini è pronto a creare il suo gruppo parlamentare. Meno di un nuovo partito, ma molto più che una fondazione o una corrente. Se Berlusconi non riuscisse a ritrovare l'accordo con il suo alleato, e se l'autonomizzazione finiana andasse in porto, il Pdl sarebbe un'altra cosa, anche rispetto all'"amalgama mal riuscito" che abbiamo conosciuto finora. Nel centrodestra berlusconiano non ha mai avuto diritto di cittadinanza una concezione "altra", rispetto a quella autoritaria e cesarista del Cavaliere. Ora questa "alterità", per la prima volta, trova un luogo fisico, e politico, nel quale esprimersi. Con quali effetti destabilizzanti, per la maggioranza e per il governo, è facile immaginare. Anche al di là della portata numerica della "divisione" finiana in Parlamento.

Questo è il paesaggio italiano di metà legislatura. Questo è il travagliato "mid-term" berlusconiano, quello di un sovrano che regna ma non governa. Si verifica quanto avevamo più volte previsto: il grande "partito di massa dei moderati" non è mai nato. Quel progetto, per stare in piedi, aveva bisogno di una politica. E Berlusconi una vera politica non l'ha mai costruita. Ha assemblato schegge di partito, tenendole insieme con il cemento degli interessi. Questo è il risultato. Altro che "la nave va", secondo il vecchio adagio di Craxi. Altro che tre anni di navigazione con il vento in poppa, libero dalle tempeste elettorali e sulla rotta delle grandi riforme istituzionali, come i berluscones avevano gridato con bugiarda prosopopea dopo le regionali del 28 marzo. Oggi, a meno di tre settimane da quel posticcio trionfo, persino il presidente del Senato Schifani, da sempre più realista del re, deve avvertire la corte che "quando una maggioranza si divide non resta che tornare alle urne". Magari non si arriverà alle elezioni anticipate. Ma la "corazzata" di Berlusconi fa acqua da tutte le parti, e naviga a vista in mezzo agli scogli. Ha il consenso, ma non ha più una politica. Solo un Pd irresoluto e irresponsabile poteva pensare di offrirgli una sponda sulle riforme, rimettendo persino in discussione l'obbligatorietà dell'azione penale. Non si capisce cosa ci sia di così "dolce" a naufragare in questo mare.

uno dei motivi per cui avrei voluto vivere negli anni '70

Pochi, come i Jethro Tull, King Crimson, Gentle Giant, Camel, ELP, sono così longevi, coerenti, veri progressisti; ci trascinano sull'onda del rock, impattandosi, scontrandosi violentemente e coniugano rock viscerale con raffinate sonorità, lirismo e aggressività. Sono dei ricami gli interventi del flauto di Anderson! Questa sì che è favola! Io andrei dietro a uno così!

io l'ho pensato subito…

nel BARATRO di tutti

da La Rosa Rossa-quotidiano della sinistra riformista: "I giovani vivono un baratro di solitudine e falsi valori". Falsi mica tanto, sono fior di euro quelli che vengono elargiti dai genitori/amici ogni settimana o una volta al mese, è discrezionale. Altro che paghetta! Il fatto che siano soli, è un rischio che si corre, al di là della diversità di tendenza giovanile (emo-dark-newpunk-ecc.) e del credo religioso o politico c'è una solitudine di fondo, anzi non molto in fondo, profonda sì! Nel multicolore modo di vestire, di acconciarsi i capelli, di truccarsi occhi e bocca, di ascoltare musica cupa o allegra, di alzare il pugno o la mano aperta, si crede, a torto, che abbiano una varietà immensa di interessi e impegni e gusti. Ma siamo sicuri che sia solo un problema che riguardi i ragazzi? mah… io di deficienti che parlano senza sapere di cosa, di emuli di personaggi televisivi inconsistenti, di esteti ad ogni costo, di estremisti per imitazione ne vedo eccome e superano di gran lunga la quarantina… crisi adolescenziale prolungata?

Il Paese delle CONTRADE

Passi lenti e nomi veloci da imparare,
terra color sangue e piante antiche,
vecchie, stanche da piantare
e, giovani, pigre a crescere.

Uno sguardo liquido ad abbracciare una radice strappata, ormai morta…
una chianca bianca cerca di riemergere dal freddo, grigio cemento,
una parietale testarda si arrampica sul paretello a secco,
un rovo avido ha soffocato un gentile arco d'ingresso.

Rovente invettiva contro il distratto modernista,
atroce ferita nera si apre nel mio braccio prima erboso,
scalfito da scarponi terrosi e protetto da pietre madri
vendicative ne staccavano le suole.

Ricordo di una estate scossa da urlo di tuono,
di ombra calda, calpestìo di ghiande,
cicalìo assordante e morbida erba…

Sentimento di una primavera festante di fiori,
di sgranare di piselli e di fave,
di scansare le capre curiose e odorose di cacio…

Carezza di un autunnoso fogliame dai forti colori,
di muschio terroso e funghi che giocano a nascondersi,
di vinosa valle e oleosa collina…

Sogno di un inverno ormai perso,
pregno di pane fumante dei forni a legna,
la neve giocava e attenuava i colori intensi,
dava pace a una irosa e ventosa rotonda comitiva di cummerse e trulli, neviere e casedde, paretelli e tratturi.

Quel paese partoriva ogni anno un figlio ebbro di profumi acri e sapori piccanti.
Oggi genera ogni mese un mostro di asettica bruttezza e di insaziabili pretese… (dal 2009 - Loco Dicembre)

giovedì 15 aprile 2010

Sartre

« Si la classe ouvrière veut se détacher du Parti (PCF), elle ne dispose que d'un moyen: tomber en poussière » (Les temps modernes 1953).

Ho una continua sensazione di nausea… cosa potrebbe essere se non estraneità assoluta della coscienza, brutalità priva di ogni forma di coscienza. Purtroppo l'uomo è reso libero e perciò prossimo al fallimento della sua intera esistenza, potrebbe essere un dio e sarà un dio fallito. L'uomo che progetta di diventare dio è angosciato e vive in una libertà fasulla basata sul nulla.
Quel buco, quella voragine, quel foro nell'essere gli dà la possibilità di ricevere gli oggetti del mondo. Egli vive in relazione all'altro, l'Io non è più soggettivo ma oggettivo, in quanto è riferito ad ogni uomo in chiave universale. Sintetizzando: siamo come una stanza con una finestra che si affaccia sul mondo esterno, che si decida di aprirla o meno sta solo a noi. Non so se avesse già inteso e voluto chiarire il concetto di razzismo, ma: «Non dire mai negro a qualcuno, perché saresti sempre più negro dell'altro» mi dice già molto.

il PARTIRE

Il Partito è un uragano denso
di voci flebili e sottili
e alle sue raffiche
crollano i fortilizi del nemico.
La sciagura è sull'uomo solitario,
la sciagura è nell'uomo quando è solo.
L'uomo solo
non è un invincibile guerriero.
Di lui ha ragione il più forte
anche da solo,
hanno ragione i deboli
se si mettono in due.
Ma quando
dentro il Partito si uniscono i deboli
di tutta la terra
arrenditi, nemico, muori e giaci.
Il Partito è una mano che ha milioni di dita
strette in un unico pugno.
L'uomo ch'è solo
è una facile preda,
anche se vale
non alzerà una semplice trave,
ne tanto meno una casa a cinque piani.
Ma il Partito è milioni di spalle,
spalle vicine le une alle altre
e queste portano al cielo
le costruzioni del socialismo.
Il Partito è la spina dorsale
della classe operaia.
Il Partito è l'immortalità
del nostro lavoro.
Il Partito è l'unica cosa che non tradisce

PROCESSO alle INTENZIONI

«La volonta' di Pasolini di dileggiare direttamente la religione cattolica risulta chiaro e preciso avuto riguardo a tutte le situazioni artatamente create, alla scelta delle musiche, al tono di determinate espressioni, all'inquadratura di alcune scene. (…) Ogni altro fine proclamato e dichiarato deve considerarsi pretestuoso, servendo a nascondere quello che è stato il reale fine di Pasolini: il dileggio della religione cattolica-apostolica-romana».